sabato 18 luglio 2009

Esposizione/conoscenza

Così come se lo chiede Nicholas Carr («Is Google making us stupid?»), anche Gary Small e Gigi Vorgan, neuropsichiatri, si chiedono la medesima cosa, ma prendendola più alla lontana: «Is technology changing our brains?». L'uso/abuso di Internet stimolerebbe i lobi frontali legati ai ragionamenti complessi e, quindi, manterrebbe “giovane” il cervello.
A parte la congruenza, da dimostrare, /mente≡cervello/, probabilmente i due scritti trattano di cose differenti con i medesimi termini. Parrebbe che per Carr sintomo di intelligenza sia una capacità di concentrazione lunga e costante, tipica del “periodo Gutenberg” della diffusione della conoscenza, caratterizzata da esposizione a testi lunghi e complessi. Il che non è più.

Dimenticherebbe, sulla scorta di Herbert Marshall McLuhan (ma, prima di lui, Valerio Tonini...), che la tecnologia dei media non è esterna alla mente ma stabilisce con essa relazioni di interdipendenza perché sia essa sia noi “abitiamo il” medesimo ecosistema, come ecologia trans-organica che “ci vive” tutti, uomini e macchine, nel medesimo modo con il quale “ci si immerge” nel libro. Per Small e Vorgan si tratterebbe, semmai, di “attenzione divisa”, schizoide; un fenomeno relativamente nuovo inaugurato, nella cultura occidentale, dal surrealismo La metafora di Carr è perfetta: non si darebbe più il caso dell’esploratore subacqueo immerso nel mare dell’essere e della conoscenza, ma del pilota di acquascooter sfrecciante sulla superficie. In più, a vantaggio del navigatore di superficie, c’è la possibilità di svolgere più cómpiti contemporaneamente (multitasking) come leggere e scrivere in più lingue, usare diversi indirizzi di posta, e pagine web multi-mediali - il sovraccarico dell’informazione e l’esposizione a molti stimoli contemporaneamente.

Tutte cose che un buon computer sa governare ma l’uomo ancora no. L’attenzione divisa porta, così, trattando molta informazione di qualità differente, a sovraccaricare la mente e a determinare un calo delle funzioni cognitive tradizionali. Il fenomeno non è da accettare o da respingere, ma da studiare.
  • Nicholas Carr. Is Google making us stupid? «The Atlantic Monthly», luglio-agosto 2008.
  • Gary Small - Gigi Vorgan. iBrain: surviving the technological alteration of the modern mind. Collins Living, 2008.
[post-print da "Il bibliotecario", III serie, ISSN 11250992, 1/2009, p. 120-121]

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