Il problema è in parte linguistico e in parte epistemologico. Quella che in Europa chiamiamo "del documentalista" è professione nata quasi per caso per dar modo alle industrie o alle aziende "investigative" di trovare informazione e documenti per la realizzazione dei loro fini.
C'era bisogno del lavoro di individui che conoscessero il dominio nel quale insistevano i fini istituzionali. Di norma, questi operatori non dipendevano dagli enti interessati né possedevano ancora titoli di studio adeguato - al più, erano ingegneri o fisici o chimici - ma erano ricchi di un sapere pratico molto raffinato ed efficace e conoscevano o trovavano le fonti come nessun altro.
Quando fu necessario dar loro un nome professionale, l'Europa scelse, illustre tradizione, "documentalista" ma gli anglosassoni, ancora oggi, diedero nessun nome: quelle di "information scientist/expert" o, successivamente, "information manager" o "information/gate keeper" e altre, sono denominazione tarde, conseguenti al sorgere di scuole e facoltà dedicate alla gestione del complesso informazione-documentazione o, più recentemente ancora, alle esigenze del knowledge management.
La sistematizzazione accademica ha però creato una mescolanza concettuale con professioni simili - il bibliotecario, l'archivista - responsabile di una certa stagnazione prospettica, intesa più alla conservazione e alla localizzazione dell'informazione piuttosto che ai fini proattivi del documento (vedi Comunità di prassi su «Il bibliotecario» 1/2009).
L'aggregazione/integrazione delle professioni dell'informazione tra di loro sta continuando, aumentando la sensazione di crisi del documentalista: un progetto UNESCO ha proposto un'unica professione articolata in tre categorie non ben definite, il Processo di Bologna sta imponendo un'unificazione formativa per tutti i professionisti, quando sarebbe forse vantaggioso, per la specializzazione documentalistica e per coordinare formazione con professione, un modello curricolare basato su brevi corsi in scienze della documentazione insieme con quelli relativi al dominio applicativo aziendale.
Il fatto è che non si tratta, veramente, di "scienza" della documentazione ma di attività ancelle o sussidiarie o complementari a qualche altra scienza o tecnica. L'informazione-documentazione è come la ruota di un'automobile: senza di essa la macchina non si sposta, ma è il motore che la fa andare... e il motore - lungi dalle dichiarazioni di centralità dell'informazione - non è già o non ancora la gestione dell'informazione-documentazione.
La crisi non è recente. I documentalisti erano esperti dell'online quando Internet ancora non era ma, dopo, nessuno più si ricordò di loro, perché il motore risiedeva nella computer science e nelle sue applicazioni sull'informazione (la cosiddetta informatica in senso proprio), alle quali i documentalisti hanno sì contribuito, ma senza collocarsi mai nel cuore della disciplina: utilizzatori, perfezionatori, non creatori diretti.
Così, gli informatici hanno progredito da soli, anche inventando a spese della documentazione nuovi termini per vecchi concetti: tag, metadati, taxonomy, web semantico... e consentendo agli utenti finali di trovare da soli il necessario.
Ma il mestiere di documentalista non è, tanto, quello di trovare informazione e documenti quanto, e soprattutto, di rielaborare il materiale trovato per poter dare una risposta certa alle esigenze cognitive del "cliente".
Il futuro dirà se c'è un futuro...
Del documentalista quanto a identità professionale, a sicurezza dell'impiego e a posizione nel mercato del lavoro si è discusso a margine di IberSid 2008 (convegni ottobrini della Facultad de Filosofía y Letras dell'Università di Saragozza); Emilia Currás - consulente e storica dell'informazione e della scienza, già docente di chimica e di documentazione scientifica in Germania e in Ispagna - ne ha elaborato sue riflessioni, qui sopra sintetizzate e commentate.
C'era bisogno del lavoro di individui che conoscessero il dominio nel quale insistevano i fini istituzionali. Di norma, questi operatori non dipendevano dagli enti interessati né possedevano ancora titoli di studio adeguato - al più, erano ingegneri o fisici o chimici - ma erano ricchi di un sapere pratico molto raffinato ed efficace e conoscevano o trovavano le fonti come nessun altro.
Quando fu necessario dar loro un nome professionale, l'Europa scelse, illustre tradizione, "documentalista" ma gli anglosassoni, ancora oggi, diedero nessun nome: quelle di "information scientist/expert" o, successivamente, "information manager" o "information/gate keeper" e altre, sono denominazione tarde, conseguenti al sorgere di scuole e facoltà dedicate alla gestione del complesso informazione-documentazione o, più recentemente ancora, alle esigenze del knowledge management.
La sistematizzazione accademica ha però creato una mescolanza concettuale con professioni simili - il bibliotecario, l'archivista - responsabile di una certa stagnazione prospettica, intesa più alla conservazione e alla localizzazione dell'informazione piuttosto che ai fini proattivi del documento (vedi Comunità di prassi su «Il bibliotecario» 1/2009).
L'aggregazione/integrazione delle professioni dell'informazione tra di loro sta continuando, aumentando la sensazione di crisi del documentalista: un progetto UNESCO ha proposto un'unica professione articolata in tre categorie non ben definite, il Processo di Bologna sta imponendo un'unificazione formativa per tutti i professionisti, quando sarebbe forse vantaggioso, per la specializzazione documentalistica e per coordinare formazione con professione, un modello curricolare basato su brevi corsi in scienze della documentazione insieme con quelli relativi al dominio applicativo aziendale.
Il fatto è che non si tratta, veramente, di "scienza" della documentazione ma di attività ancelle o sussidiarie o complementari a qualche altra scienza o tecnica. L'informazione-documentazione è come la ruota di un'automobile: senza di essa la macchina non si sposta, ma è il motore che la fa andare... e il motore - lungi dalle dichiarazioni di centralità dell'informazione - non è già o non ancora la gestione dell'informazione-documentazione.
La crisi non è recente. I documentalisti erano esperti dell'online quando Internet ancora non era ma, dopo, nessuno più si ricordò di loro, perché il motore risiedeva nella computer science e nelle sue applicazioni sull'informazione (la cosiddetta informatica in senso proprio), alle quali i documentalisti hanno sì contribuito, ma senza collocarsi mai nel cuore della disciplina: utilizzatori, perfezionatori, non creatori diretti.
Così, gli informatici hanno progredito da soli, anche inventando a spese della documentazione nuovi termini per vecchi concetti: tag, metadati, taxonomy, web semantico... e consentendo agli utenti finali di trovare da soli il necessario.
Ma il mestiere di documentalista non è, tanto, quello di trovare informazione e documenti quanto, e soprattutto, di rielaborare il materiale trovato per poter dare una risposta certa alle esigenze cognitive del "cliente".
Il futuro dirà se c'è un futuro...
Del documentalista quanto a identità professionale, a sicurezza dell'impiego e a posizione nel mercato del lavoro si è discusso a margine di IberSid 2008 (convegni ottobrini della Facultad de Filosofía y Letras dell'Università di Saragozza); Emilia Currás - consulente e storica dell'informazione e della scienza, già docente di chimica e di documentazione scientifica in Germania e in Ispagna - ne ha elaborato sue riflessioni, qui sopra sintetizzate e commentate.
- Francisco Javier García-Marco (ed.), Ibersid 2008. Avances y perspectivas de sistemas de información y documentación, Prensas Universitarias de Zaragoza, 2008, ISBN 9788492521258
- Emilia Currás, El documentalista en crisis, 2008, nuova edizione su «El profesional de la información», 2009, julio-agosto, v. 18, n. 4, p. 421-423, DOI: 10.3145/epi.2009.jul.09
Nessun commento:
Posta un commento