lunedì 15 novembre 2010

Istruzione digitale

Sarebbero sostanzialmente tre, ritiene Evan Schnittman, le modalità con le quali leggiamo: quella immersiva, che di solito usiamo quando ci immergiamo, appunto e anche e magari, «full leisurely we glide» nella lettura sequenziale di testi dall'inizio alla fine su formati analogici, ma che lo schermo e-ink di strumenti come Kindle e compagni promettono ora di riconvertire al digitale creando così un nuovo genere: la lettura immersiva digitale; quella estrattiva, tipica dell'ambiente digitale e della Rete nella quale cercare e trovare dati e informazioni con gli alti gradi di ottimizzazione alla quale siamo ormai abituati - ma non per leggere bensì per trovare fonti o riferimenti; e quella didattica, tipica dell'apprendimento da libri di testo, esperienza lineare che contiene prassi sia estrattive sia immersive, e che è stata la forma primitiva di lettura, quella che abbiamo usato per imparare a leggere.


I primi tentativi di editoria elettronica si basavano, con grande insuccesso, sulla creazione di documenti di tipo immersivo; il passaggio a documenti estrattivi, invece, ha segnato una “nuova epoca” di pubblicazioni elettroniche perché viene fatta facilmente sullo schermo, in quanto non necessita (anzi, li rifiuta...) di periodi lunghi di lettura al monitor. Quanto alla lettura didattica, soffrirebbe per l'arretratezza degli strumenti tecnologici e pedagogici finora utilizzati che non sanno, tra l'altro, ancora ricreare nel digitale e nella distanza l'eco-ambiente che fa la fortuna della didattica "in presenza" (ma sappiamo che, a quanto riferisce una recente indagine di “Social Media Higher Education” già oltre l’80% dei docenti universitari utilizza i social media e più della metà ne fa strumenti per l’insegnamento).


Tutto vero, continua Schnittman, finché Apple non ha lanciato iPad, che sarebbe destinato a diventare il primo dispositivo-piattaforma per conseguire progressi significativi al campo dell'istruzione - in particolare di quella superiore, e per diversi motivi. Il primo si chiama iWork, la suite di produttività Apple che integra presentazione, foglio di calcolo, elaboratore di testi, e quindi intrattenimento. Il secondo si chiama pornografia, esplicitamente non accessibile con iPad, tanto per dare una vernice puritana a uno strumento "educativo": «Folks who want porn can buy an Android phone», promette caustico Steve Jobs. Il terzo è l'inter-operabilità che consente a iPad di leggere applicazioni concorrenti, da Kindle a Kobo a Nook, eccetera. Il quarto si chiama iBookstore, lo strumento "muraglia" per la suddetta "balcanizzazione" della Rete in sottoreti protette esclusive e garantite attraverso rapporti commerciali con gli editori per influenzare le vendite e sperimentare modelli di accesso al contenuto. Ma quest'ultimo è il più importante, dice Schnittman, anche se ancora non è contenuto nella configurazione corrente di iPad, e riguarda proprio i contenuti educational e prevede che proprio questa funzione permetterà di arricchire il mercato digitale di libri di testo come mai è stato fatto. Perché ci sono già strumenti che tentano questo matrimonio, come www.entourageedge.com ma non con le forme accattivanti di iPad: un'astuzia della ragione che attraverso la ricerca del piacere individuale obbliga a perseguire fini universali: «By putting the horse before the cart, Apple will have given students what they want first, only then following it with the education content they will need».

Evan Schnittman, The iPad: gateway drug to digital learning?


[pre-print per "Il bibliotecario", III serie, ISSN 11250992, 3-4/2010]

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