lunedì 15 novembre 2010

Muraglie

“Contro-rivoluzione” la definisce «The Economist», allarmato dai tentativi di balcanizzazione di Internet attraverso una programmata e aggressiva frammentazione della Rete da parte di quelli che, forse per sottrarci all'obbligo di reazione, piace chiamare "poteri forti". Solo una quindicina d'anni fa, dice l'editoriale, esplodeva la religione per un paradiso digitale di democrazia diretta - religione che Apple, ancora, riesce a vendere nei suoi “iQualcosa” - : «You have no sovereignty where we gather» scriveva (1996) il “Thomas Jefferson del ciberspazio” John Perry Barlow nella sua A Cyberspace Independence Declaration.


Ma adesso i conti, riflette la Rivista, si fanno con i governi, le aziende IT e i proprietari delle reti, che tentano (magari con la scusa della pornografia la cui persecuzione viola il sacro della neutralità della Rete), la frammentazione del virtuale in isole protette e allineate alle proprie esigenze e, soprattutto, chiuse a chi non dev’essere della partita. Facebook ne è già un esempio innocente, ma lo sono anche la fidelizzazione più o meno forzata dei servizi forniti da un’Apple o un’Amazon o un Google. Pierre Levy riconoscerebbe qui il "male del Nord", per il quale «lo spazio delle Merci vuole spadroneggiare sullo spazio del Sapere».


Questa libertà è nata grazie al silenzio, in anni di connettività universitaria "sotto traccia" ma, ora che si è rivelata al mondo, rischia l’ingabbiamento: «Tutto sta a sapere quanto alte saranno queste muraglie...», si sconsola Jonathan L. Zittrain della Harvard University.


[pre-print per "Il bibliotecario", III serie, ISSN 11250992, 3-4/2010]


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