sabato 18 luglio 2009

Archivisti d'assalto

La semplificazione dell’Archivistica nel generico Records management (che per noi vale solo per gli archivi correnti) ha fatto sì che, oltre al tradizionale sistema d’archivio vero e proprio, rientrassero nelle competenze della disciplina e dei suoi professionisti anche documenti e attività tipicamente gestionali, come il governo dei contenuti e del ritrovamento, nonché il complesso dell’apparato burocratico e tecnologico insieme con le risorse, le strutture, le attrezzature e, soprattutto, le responsabilità gerarchiche, che un intero sistema documentario mantengono e sviluppano.

Trasdurre in digitale interi archivi storici richiede, in più, cautele tradizionalmente ignorate dagli ingegneri del calcolatore, che volentieri confondono i dati con le informazioni - non diversamente da quanto accadde ai primi cataloghi elettronici delle biblioteche. Qual è la natura del documento? E quale quella del documento elettronico? E di quello archivistico? E come la mettiamo con la conservatività e con la leggibilità di questi documenti per le prossime centinaia di anni ai fini non solo della Storia ma anche della certezza giuridica? E le condizioni del riuso e dell’interoperabilità? Domande non poste o, al più, mal risposte.

ll problema si aggrava quando i documenti e gli archivi sono multi-mediali o interattivi, o ”semplici” pagine web composte da oggetti digitali diversi e di formato eterogeneo. Questi documenti e questi archivi non sono più un complesso unitario ed esclusivo, auto-referenziale, come il documento cartaceo, ma devono essere collegati ad altri documenti e ad altri archivi per restituire una rappresentazione adeguata della conoscenza: i documenti e, insieme, i processi che li hanno costituiti.

Si esce, poi, dalla problematicità della pura applicazione tecnologica per approdare a quella della gestione organizzativa quando l’archivio è creato, sì, in formato elettronico ab origine ma già con la giusta preoccupazione della sua destinazione archivistica, tenendo conto della destinazione strumentale, non finale, dell’archivio; anzi, del sistema degli archivi. Risultati ottenibili quando il responsabile del procedimento possiede una formazione archivistica e quando l’archivista possiede una formazione gestionale.
Era già così nelle procedure garanti il documento analogico; ora la cautela va moltiplicata e i mutati strumenti vanno ri-appresi

Come la filosofia, anche il linguaggio segue la tecnologia. Abbiamo così cómpiti che prospettano, per il nuovo archivista, nuove denominazioni professionali come knowledge worker (nel caso, protocollista) o knowledge manager (nel caso, responsabile del flusso di lavoro documentale) che aggiungono al profilo professionale competenze connesse, quanto meno, con l’IR e la diplomatica digitale. In più, le rinnovate complessità e sfaccettatura semantica, oltre a quella operativa, di questo profilo, generano innovazioni lessicali che non sempre fanno facilmente comprendere che abbiamo di fronte un “archivista digitale”: da digital asset manager o digital preservation officer a preservation consultant o anche information management consultant, fino al progetto europeo di master, già attivo almeno a Luleå e a Glasgow (senza dimenticare il Digital Curation Centre, finanziato dal solito JISC), per il nuovo profilo professionale di digital curator : addirittura, il riferimento all’archivio e all’archivistica non compare nel nome ma di archivi e di archivisti comunque si tratta.

Le competenze dell’ingegnere del calcolatore si arricchiscono così, e questa volta per davvero, di competenze tipiche dell’esperto dell’informazione: è la realizzazione del sogno dell’ing. Philippe Dreyfus, ma non sul lato del cosiddetto e ambiguo “informatico”, termine di sua invenzione, bensì su quello del cosiddetto - e altrettanto ambiguo - “documentalista” (archivista, bibliotecario, ecc.).

Secondo l’articolo Digital archivists, now on demand di Conrad De Aenlle del 7 febbraio 2009 su diversi quotidiani americani, la richiesta di questi professionisti da parte del mercato del lavoro sia pubblico sia privato è, almeno negli Stati Uniti e specialmente dopo il caso Enron, in forte crescita ed è previsto che nei prossimi dieci anni essa venga triplicata, a partire dalle attuali 20 mila unità: si suppone che questi professionisti dovranno soprattutto scrivere le routine per la produzione di documenti archive compliant a certezza del diritto e della conservazione a lungo termine - anche lo stipendio medio per un lavoro che diventa sempre più “chiave” è in crescita: si va da 70 mila dollari/anno nel pubblico a 100 mila nel privato.

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