Alireza Noruzi è un poco più che trentenne meritorio ricercatore iraniano formatosi in Library & Information Science alle Università di Shiraz e di Tehran e ora presso il Dipartimento di Sciences de l'Information all’Università Paul Cezanne di Marsiglia. Dal 2004 è fondatore ed editor-in-chief di «Webology», trimestrale internazionale (con sede web in Iran) peer-reviewed in lingua inglese e disponibile in accesso aperto, prima rivista nel mondo a essere dedicata - come dice il nome - alla scienza e alla tecnologia del Web (struttura, organizzazione, topologia, funzioni, caratteristiche, interconnessioni, sviluppo), con ovvi apparentamenti alle Scienze dell’informazione e alla Biblioteconomia e, naturalmente, all’ICT. La rivista è oggi arrivata al quinto anno di edizione, per un totale di sedici numeri. Essendo gratuita, non prevede abbonamenti se non il servizio, iscrivendovisi, di ricevere per posta elettronica il sommario dei fascicoli appena pubblicati. La rivista nel suo complesso è recensita ampiamente più sotto da Mary Joan Crowley.
Il Web, sostiene Noruzi - probabilmente sulla scorta di Perspectives of Webometrics di Lennart Björneborn e Peter Ingwersen («Scientometrics», v. 50, n. 1, p. 65-82) - realizza, in quanto aspetto più visibile di Internet, il maggior impatto mai registrato da parte di una tecnologia sulla comunicazione e sulla società e di questa risorsa sta crescendo a dismisura l’influenza sull’istruzione, sull’informazione commerciale, su quella giornalistica e sui modi di governare. A ciò fa contrappeso l’opacità della qualità di questa informazione e di questa conoscenza, create da volenterosi, forse esperti, ma non certificati, nell’assenza di ogni peer reviewing sistematico: motivo in più, conclude Noruzi, per studiare questo conglomerato non strutturato e molto complesso di ogni tipo di informazione prodotta in qualunque modo da chiunque e rivolta a chiunque altro.
Il soggetto /webology/, di conseguenza, è da poco una disciplina accademica e perciò si trova in uno stadio sperimentale e in corso di definizione, anche se qualche università (per primo il Northern Marianas College nelle Marianne settentrionali) sta già istituendo dipartimenti di Webology e stanno nascendo nel mondo con questo nome imprese anche individuali di servizi.
[post-print da "Il bibliotecario", III serie, ISSN 11250992, 1/2009, p. 124-125]
Il Web, sostiene Noruzi - probabilmente sulla scorta di Perspectives of Webometrics di Lennart Björneborn e Peter Ingwersen («Scientometrics», v. 50, n. 1, p. 65-82) - realizza, in quanto aspetto più visibile di Internet, il maggior impatto mai registrato da parte di una tecnologia sulla comunicazione e sulla società e di questa risorsa sta crescendo a dismisura l’influenza sull’istruzione, sull’informazione commerciale, su quella giornalistica e sui modi di governare. A ciò fa contrappeso l’opacità della qualità di questa informazione e di questa conoscenza, create da volenterosi, forse esperti, ma non certificati, nell’assenza di ogni peer reviewing sistematico: motivo in più, conclude Noruzi, per studiare questo conglomerato non strutturato e molto complesso di ogni tipo di informazione prodotta in qualunque modo da chiunque e rivolta a chiunque altro.
Il soggetto /webology/, di conseguenza, è da poco una disciplina accademica e perciò si trova in uno stadio sperimentale e in corso di definizione, anche se qualche università (per primo il Northern Marianas College nelle Marianne settentrionali) sta già istituendo dipartimenti di Webology e stanno nascendo nel mondo con questo nome imprese anche individuali di servizi.
[post-print da "Il bibliotecario", III serie, ISSN 11250992, 1/2009, p. 124-125]
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