sabato 18 luglio 2009

Webology

Recensione di Mary Joan Crowley (Sapienza, Università di Roma)

«Webology» ISSN 1735-188X, è una rivista internazionale, open access e peer-reviewed, dedicata al World Wide Web. Una particolare attenzione è data alla diffusione dell’informazione e ai processi comunicativi così come alle implicazioni sociali e culturali del web. La Rivista è stata fondata nel 2004 ed è pubblicata trimestralmente. L’editore della rivista è il Dipartimento di Scienza dell’Informazione e dell’Università di Teheran (Iran); i redattori capo e associato sono, rispettivamente, Alireza Noruzi e Hamid R. Jamali. Entrambi i redattori, come si può vedere dai rispettivi profili personali, posseggono una vasta esperienza internazionale e gli altri membri della redazione provengono da diversi Paesi come Australia, Canada, Sud Africa, USA, Cina, Francia, eccetera.

La connotazione internazionale della rivista si manifesta anche nella sua stessa natura, ovvero una rivista online orientata al Web (come medium), ma anche ai suoi contenuti. I contenuti della rivista, che sono ampiamente indicizzati (non mancano gli abstract), sono pubblicati sotto i termini della licenza Creative Commons, cioè con quel sistema giuridico che offre sei diverse articolazioni di diritti d’autore secondo il modello “alcuni diritti sono riservati” al fine di garantire circolazione e riuso dell’opera.

Fin dalla sua fondazione, «Webology» ha spaziato su una notevole varietà di argomenti e interessi. C’è una forte enfasi sulle nuove metodologie e tecnologie dell’informazione, orientandosi principalmente verso lavori sperimentali, ma non mancano lavori di tipo teorico e storico. A oggi gli argomenti trattati sono molteplici: la biblioteca digitale, le biblioteche ed il Web, il trasferimento dell’informazione, il comportamento umano nella ricerca dell’informazione, l’impatto sociale dell’informazione, il marketing nell’informazione, i sistemi di gestione dell’informazione (MIS), infometrica, scientometria, bibliometrica, analisi citazionale, studi sugli utenti e sull’usabilità, la libertà intellettuale, il filtraggio dei siti, l’open access, organizzazione della conoscenza e, sempre con il termine Web nel nome: semantica, ontologia, thesaurus, “metrica” (Webometrics), intelligence (WI), mining, e molto ancora.

Non mancano i numeri speciali. L’ultimo numero della Rivista ha come redattore ospite Louise Spiteri della School of information management dell’Università di Dalhousie (Canada). L’intero numero è dedicato alla folksonomy.
L’editoriale del numero così recita:
«The papers in this special issue reflect the diversity of approaches taken to create Web resources that reflect better the needs of end users. Particular emphasis is placed on the need to manage the increasing volumes of tags and information available on the Web, particularly as more people are becoming engaged with numerous social applications. As is discussed in some of the papers in this special edition, there is certainly scope to consider ways in which to combine the more traditional controlled vocabularies with the free-flowing nature of tagging».
Peters e Weller suggeriscono nel loro articolo di introdurre un tag garden che permetta una corrispondenza tra termini sinonimi, fornendo così una struttura addizionale diversa dalle tag clouds o tags-user-document co-occurences, al fine di migliorare l’accessibilità.
Alcuni articoli interessanti pubblicati nei numeri precedenti:
  • Application of web 2.0 tools in medical librarianship to support medicine 2.0, di Vahideh Zarea Gavgani e V. Vishwa Mohan, Osmania University, India;
  • Deterring digital plagiarism, how effective is the digital detection process? di Jayati Chaudhuri, University of Northern Colorado Libraries, USA;
  • Cybercrime and the law: an islamic view di Mansoor Al-A’li, University of Bahrain;
  • Library 2.0 theory: web 2.0 and its implications for libraries di Jack M. Maness, University of Colorado at Boulder Libraries, USA;
  • Search engines and power: a politics of online (mis-)information di Elad Segev, Keele University, UK;
  • A personalized word of mouth recommender model di Chihli Hung, Chung Yuan Christian University, Taiwan.
Come di può vedere, il campo è realmente vasto, essendo trattati argomenti di interesse topico di autori da ogni parte del globo. A dimostrazione di questo fatto, osserviamo dalle statistiche del sito che anche i lettori di «Webology» provengono da tutto il mondo, principalmente da Singapore, USA, Federazione Russa e Germania seguiti da Benin, Emirati Arabi Uniti, UK, Arabia Saudita e Australia.

Un altro servizio della rivista sono le recensioni di libri, che non solo costituiscono una buona sorgente di informazione sulle ultime pubblicazioni, ma sono anche un modo per i bibliotecari di oggi di essere aggiornati nelle loro particolari aree di specializzazione, come pure di addentrarsi in aree non familiari. «Webology» presta così voce a diversi punti di vista e dà copertura ad argomenti che sarebbe difficile, se non impossibile, trovare altrove. Senza dubbio è un contributo ben accetto nel mondo delle biblioteche e nelle scienze dell’informazione, tanto più gradito in quanto il contributo proviene da un Paese “emergente”.

È possibile iscriversi per ricevere avvisi per email delle novità; tuttavia, data la grande quantità di posta elettronica che oggi riceviamo, forse sarebbe preferibile un servizio RSS.

[post-print da "Il bibliotecario", III serie, ISSN 11250992, 1/2009, p. 125-127]

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